Non solo Dio non esiste, ma provate a cercare un idraulico durante i weekend.
Woody Allen
Se ne parla poco. Ci sono poche degustazioni e rari approfondimenti. Durante il corso sommelier A.I.S quasi non si menziona e non se ne capisce il motivo.
In fondo Rioja è la denominazione più importante sia da un punto di vista storico come da un punto di vista commerciale, in una nazione che è la prima al mondo come produzione vitivinicola.
Siamo nella Spagna del nord, nella valle del fiume Ebro, una valle ampia che va da Haro estremo Nord a Alfaro estremo sud, misurando 100 km di lunghezza e 40 km di larghezza, incorniciata a sud dalla Sierra de Cameros e a Nord dalla Sierra de Cantabria. Come collocazione geo-politica confina con i paesi baschi, a sud della Navarra e Aragone vicino alla Castiglia.
La Rioja si suddivide in tre macrozone: Rioja Alta, Rioja Baja e Rioja Alavesa. La superficie vitata è di 62.591,97 ettari suddivisi tra Rioja Alta 42%, Rioja Baja 36 % e Rioja Alavesa 22%.
La Rioja Alta e la Rioja Alavesa sono caratterizzate dal clima atlantico, mentre la Baja è più calda con 2 gradi centigradi di differenza, anche se spesso si coltiva ad alta quota azzerando queste differenze climatiche. Le uve più coltivate sono il Tempranillo per i vini rossi seguito da Garnacha (Grenache sardo), Graciano (Bovale sardo); curiosa la storia del nome “Graciano” il quale deriverebbe da “gracias+no” “no grazie”, che gli agricoltori spagnoli rispondevano alla proposta di piantare viti di Graciano, in quanto vitigno con rese molto basse e maturazioni irregolari. Gli esperti scommettono sia l’uva del futuro per le grandi potenzialità che sta dimostrando. Per i vitgni a bacca bianca troviamo la Viura (Macabeo) e il Tempranillo Blanco oltre agli internazionali, stante il fatto che il 90% della produzione è a bacca rossa di cui l’80% a Tempranillo.
L’altitudine è molto variabile con vigneti a 30 m slm fino a vigne ad oltre 700 m slm.
La Rioja è caratterizzata dall’assemblaggio di vitigni diversi e da zone diverse. C’è una limitante difficoltà di emergere con il concetto di terroir. Non si indica nulla in etichetta. C’è una scarsa qualificazione, complice la diffusissima produzione e consumo di vino sfuso o comunque vino venduto a basso costo. Ne è la prova il fatto che, nonostante la Spagna sia il primo paese al mondo come ettolitri prodotti, il mercato si stagli sui 4,6 miliardi di euro, stesso giro d’affari della sola Champagne.
La Rioja nasce imitando Bordeaux. L’influenza bordolese si ha nel gusto, nelle tecniche di produzione, nella predilezione verso i blend e mai verso vini monovitigno e anche nel modello imprenditoriale e gestionale. L’influenza con la Francia è talmente forte che nel 1926, quando nasce il Consejo Regulador, i vini bianchi erano chiamati Cepa Chablis, Cepa Sauternes per quelli dolci, Cepa Borgona i rossi robusti e Cepa Burdeos per i rossi leggeri.
Prendendo in prestito il sistema tolemaico-aristotelico, la Rioja è “aziendacentrica” (come a Bordeaux), a scapito del terroir e dei differenti cru (come in Borgogna), quasi mai menzionati in etichetta.
Il leitmotiv di Rioja, ma in generale della Spagna, è sempre stato “più è invecchiato, più è pregiato”. Questo vale in molti campi, non ultimo in enogastronomia (il famoso e costosissimo Patanegra ha una stagionatura di minimo 48 mesi) e, nel vino, tale concezione viene confermata.
I vini di Rioja vengono suddivisi, sulla base dell’affinamento, in:
“Cosecha” – almeno 6 mesi di affinamento;
“Crianza” – Bianchi almeno 6 mesi in botte, Rossi 2 anni di affinamento di cui almeno 1 in legno;
“Reserva” – Bianchi almeno 2 anni di affinamento di cui 6 mesi in legno, Rossi 3 anni di affinamento di cui 1 in legno;
“Gran Reserva” – Bianchi almeno 4 anni di affinamento di cui 6 mesi in botte, Rossi 5 anni di affinamento di cui almeno 2 anni in legno e 3 in bottiglia;
Periodi di sosta in legno importanti, con la maggior parte delle cantine che arrotondano sempre per eccesso, con bottiglie dell’annata 2005 uscite nel 2017.
Nel 2019 il disciplinare cambierà: tale spinta vuole cercare di abbracciare i gusti attuali del mercato, con vini più leggeri, bevibili e con affinamenti più brevi. Ma tant’è che la situazione attuale o comunque lo stile maggiormente diffuso è quello appena descritto. Uno “Stile Tradizionale” caratterizzato da:
– casa vinicola come punto di riferimento prima di tutto, prima del vitigno e del terriorio di origine;
– lunghissime maturazioni in quercia bianca americana;
– vini di punta della cantina sempre “Reserva” e “Gran Reserva”;
A questo stile, sopravvissuto indisturbato fino agli anni 90, se ne affianca uno nuovo, più modernista e seguito dalle nuove generazioni, dalle cantine appena nate che, per imporsi sul mercato, si emancipano invertendo la rotta, applicando il cosiddetto “Stile Alta Expresion”:
– attenzione al singolo vigneto, mappatura terreni, emerge quindi una predilezione non più al nome aziendale ma al vino come espressione di un territorio;
– maturazioni più brevi e utilizzo di legno francese;
– vini di punta non più le grandi riserve ma “Crianza” e “Reserva” (vini più bevibili e missionari alla tavola);
Si profila quindi una sorta di faida, come successe a Barolo tra tradizionalisti e modernisti, ma in maniera differente. Sotto la spinta del cambiamento di disciplinare, vediamo le grandi cantine tradizionali iniziare ad attuare uno stile Alta Expresion per rivolgersi al mondo, e le cantine di nuove generazioni cimentarsi con lo stile tradizionalista per farsi conoscere anche all’interno della Spagna.
La rivoluzione è in atto puntando sulla qualità-prezzo, su vini piacevoli e di alta bevibilità. Ogni anno il Consejo de la Rioja investe 12 milioni di euro in promozione, con pianificazioni strategiche di 15 anni. Vengono pagate moltissime ricerche, presso tante università spagnole, per studiare cloni, vitigni, terreni. Jane Anson, su Decanter, si interroga se tale approccio sia sufficiente a fare emergere la Rioja e in generale la Spagna a livello mondiale, ma certo la strada intrapresa è quella giusta.
Giovedi 22 febbraio, a Bologna, abbiamo partecipato ad una delle rare degustazione organizzate sulla Rioja e ne siamo rimasti piacevolmente colpiti.
Bodegas Nivarius – Nivarius Bianco 2014
Azienda molto giovane, nasce nel 2010. 61 ettari vitati in Rioja Baja al confine con Rioja Alta.
Produce solo vino bianco con due vigneti a 800 m sul livello del mare. Il vitigno maggiormente presente è il Tempranillo Blanco con 11 ettari, oltre al Viura, Verdejo, Chardonnay, Sauvignon Blanc e Malvasia.
Un vino molto interessante, sapiente taglio di Viura 65%, Maturana Blanca 30% e Tempranillo Blanco 5%. Pressatura soffice, affinamento in botti di legno di Normandia da 3500 litri sur lies per 7 mesi; 8 mesi in bottiglia. Un naso danzante di fiori. Un bouquet bianco e rosa. In bocca ha una bella tensione e un’acidità finale di splendida pulizia e persistenza.
La Emperatriz Viura Cepas Viejas Crianza 2014 – Vinedos Hermanos Hernaiz
Azienda storica ma di stile modernista, con sede vicino ad Haro in Rioja Alta. È un Crianza con una fermentazione in barriques (di cui 50% nuove) per 12 giorni con controllo di temperatura e un affinamento in legno americano e francese sur lie per 10 mesi. Batonnages settimanali.
Il Vigneto è diviso in 24 cru: parcelle differenziate per clima, terroir, varietà, porta innesto ed età delle piante. Il suolo è argilloso-ferroso ricoperto da 40 cm di ciottoli bianchi.
Il vino è Viura in purezza da vigne di 68 anni.
Haienda Lopez de Haro Crianza 2015 – Bodega Clasìca
“Filosofia Classica con un taglio moderno, a metà tra tradizione e alta expresion”
“Per essere classici non c’è bisogno di secoli o alto lignaggio, ma piuttosto respirare la magia di qualcosa fatto bene, con cura e sulla spinta della passione. Lopez de Haro è il nuovo classico che combatte contro standard, clichés e pregiudizi”.
Idee molto chiare e vini per niente banali per questa cantina al confine tra Rioja Alta e Rioja Alavesa.
Vino di sole, frutti rossi a polpa dolce e con un utilizzo del legno impeccabile. 18 mesi di affinamento che quasi non si percepiscono; basse estrazioni per un’eleganza e finezza davvero notevoli, mantenendo una spalla acida importante, che fa ben pensare per il futuro.
_I tre tenori_
Vino Ardanza Reserva 2008 – La Rioja Alta
L’azienda riprende il nome della zona, ma possiede ettari vitati sparsi ovunque per complessivi 360 ha.
È un bastione della tradizione. Una delle uniche due azienda in Rioja a prodursi autonomamente le botti. Radici antiche che guardano la modernità. Fondata nel 1890 ad Haro da cinque famiglie russe e basche. Uve di proprietà al 100%, rese basse, agricoltura di precisione con l’utilizzo di satelliti.
“I nostri vini non devono impressionare ma devono essere piacevoli, sposare piatti diversi e permetterci di continuare a berli”.
Tempranillo all’80% da due vigne di 30 anni, Garnacha 20% da un vigneto in Rioja Baja. Raccolta manuale da metà ottobre e trasporto refrigerato in cantina. Fermentazione spontanea e malolattica. Tempranillo affinato 36 mesi in rovere americano di 4 anni e la Garnacha affinata per 30 mesi in rovere americano di secondo passaggio.
Vino di stoffa e classe cristallina. Con un’entrata in bocca magistrale e un naso che non stanca. Vino molto amichevole, che ti invoglia a bere con facilità.
Premiato con 94 punti da Robert Parker come da Suckling e con 95 punti da Decanter.
Vina Bosconia Reserva 2005 – Lopez de Heredia
Rioja Alta, vicina ad Haro. 154 ettari vitati. Il mito di Rioja. Fondata nel 1877 e tutt’oggi a conduzione familiare che rivendica una “orgullosa supremacìa” fatta di conoscenze sedimentate, meticolosità ed etica artigiana.
Tempranillo, Garnacha, Mazuelo e Graciano (80%, 15%, 5%). Fermentazioni spontanee in tini troncoconici da 240 hl.
Un capolavoro. Uno dei grandi vini del mondo. Complessità, grande corpo ed eleganza. Altra categoria ed esempio purissimo di capacità di governare il tempo e gli affinamenti. Una grande espressione anche dell’annata, eccezionale secondo il Consejo Regulador, ma funestata da una forte tempesta il 12 ottobre (oltre 40 litri /mq in un’ora).
Granja Remelluri Gran Reserva 2009 – Nuestra S.ra de Remelluri
La cantina con la visione più cosmopolita della Rioja. Al comando Telmo e Amaia Rodriguez. Telmo ha un curricolum impressionante avendo lavorato con i più grandi: Cos d’Estournel, Auguste Clape, Jean Luis Chave, Beaucastel, Trevallon oltre alla gestione della “Compania de Vinos” con Pablo Egurkiza, allievo di Jean Claude Berrouet di Chateau Petrus. Amaia ha lavorato al Domaine Leflaive portandosi con sé la convinzione volta ad una viticultura in biodinamico.
154 ha di cui 105 da recupero di vigneto vecchio ai piedi della Sierra Cantabria. Innovazioni e viticultura biologia con pratiche biodinamiche. Utilizzo massiccio di sole botti francesi. Grande attenzione al singolo vigneto caratterizzato da suoli argilloso-calcarei e utilizzo di solo lieviti autoctoni senza inoculo. Affinamenti lunghi (27 mesi), con una sosta in azienda ancor più lunga, in totale non meno di 7 anni.
Il vino è perfetto. Un naso complesso e di una finezza eccezionale. L’entrata in bocca è sconvolgente, con un’ampiezza e una morbidezza sublime.
Una regione e un paese in forte crescita dove con una ventina di euro puoi portarti a casa un vino da 95 punti Parker (non che ci interessano i punteggi ma solo per dare l’idea di cosa sia la Rioja).
Un universo ancora molto inesplorato che meriterebbe maggior attenzione, studio e letteratura in merito.
Levante:” Ginoooo, domani vo’ in spagna!!!”
Gino “Olè!”
Il Ciclone –Leonardo Pieraccioni
Iacopo
Comments are closed.