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Domaine Jean-Louis Chave

La collina dell’Hermitage

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Quando, all’inizio del XIX secolo, l’enologo francese André Jullien (1766-1832) realizzò un primo censimento dei vigneti del mondo, individuò la collina di Hermitage sul Rodano, Château Lafite a Bordeaux e Romanée Conti in Borgogna come i tre migliori luoghi in assoluto per la produzione del vino.

Oggi siamo sulle sponde del sinuoso fiume Rodano. Alzando lo sguardo ecco palesarsi uno dei luoghi più antichi della viticultura francese e quindi mondiale: la collina dell’Hermitage.

Custode d’eccezione è la famiglia Chave, tra i nomi più antichi del mondo del vino. Sull’etichetta campeggia infatti la scritta “Vignerons de pere en fils depuis 1481”. Jean-Louis rappresenta la sedicesima generazione della famiglia, avendo iniziato a lavorare con il padre nel 1992 ed oggi, insieme alla moglie Erin, porta avanti la millenaria storia dei Chave.

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Il nome “Hermitage” è apparso per la prima volta nel XVI secolo, e deriva da una leggenda tramandata dal XIII secolo. Coinvolgeva un cavaliere crociato di nome Gaspard de Stérimberg al servizio di Bianca di Castiglia, il quale, ferito e stanco di guerre e massacri, scelse di rifugiarsi sulla cima di questa collina e vivere come un eremita. La regione del Rodano iniziò ad entrare nelle mappe vitivinicole più tardi, intorno al XVIII, in quanto, i vini di questa zona, venivano utilizzati per fortificare i vini di Bordeaux. Il millesimo 1775 allo Château Lafite per esempio, fu assemblato con il vino della collina Hermitage.

Nemmeno il tempo di entrare nella geografia del vino che arrivò il flagello della fillossera alla fine del XIX secolo che spazzò via tutti i vigneti. Fu grazie a questo sfortunato evento che i Chave entrano a far parte della storia dell’Hermitage.

“Fino alla fillossera, il Grand Cru dell’Hermitage era totalmente riservato all’élite, alla chiesa o alla nobiltà. Con la piaga della Fillossera, molte famiglie importanti persero la totalità dei loro vigneti, e reinvestirono il loro denaro nelle industrie nascenti, come quella tessile e quella cartaria, lasciando così l’Hermitage: “In 15 anni si è perso tutto. È stato un cambiamento brutale. La collina era vista come maledetta…È stata una tragedia ma senza la fillossera, saremmo vignerons a Saint-Joseph. Avremmo potuto avere vigneti, o magari capre per il formaggio. La fillossera ci è costata il vigneto di Bachasson, che abbiamo coltivato per 400 anni. Ma ci ha aperto le porte dell’Hermitage”, dice Jean-Louis Chave.

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Fu il bisnonno di Jean-Louis ad acquistare per primo parte dei 163 ettari di vigneti dell’Hermitage. Nel 1983, fu il padre di Jean-Louis, Gérard, ad avere l’opportunità di acquistare il Domaine de l’Hermite, una tenuta di 4 ettari che si estendeva su alcuni dei migliori lieux-dits della collina. All’inizio Jean-Louis non ci pensava minimamente a fare il vino: “La mia passione da bambino era la finanza. Mia nonna si occupava delle finanze della famiglia e amava il mercato azionario. Ricordo che quando tornavo a casa da scuola non potevamo parlare perché c’era il notiziario finanziario alla radio, e lei ascoltava e prendeva appunti”. Jean Louis infatti conseguì prima un MBA in finanza; poi, dovendo prestare il servizio militare obbligatorio in Francia, decise di iscriversi all’Università della California a Davis dove studiò analisi sensoriale ed enologia al solo scopo di rimandare la chiamata alla leva. Una volta tornato in patria nel 1992, entrò a far parte del Domaine di famiglia.

La collina dell’Hermitage si trova sulla riva orientale del Rodano. Beneficia di un clima prevalentemente mediterraneo. Riparata dai venti settentrionali, la maggior parte delle colline è esposta a sud e riceve quindi una buona esposizione al sole. I terreni sono prevalentemente granitici ma molto eterogenei e non uniformi. L’Appellation si compone di circa 145 ettari e produce ogni anno circa 700.000 bottiglie di vini prevalentemente rossi.

La Famiglia Chave possiede circa 15 ettari di terreno a Hermitage distribuiti in nove dei diciotto climat della collina (tra cui: Les Bessards, Le Méal, Les Rocoules, Beaume, Maison Blanche, Les Diognières, L’Hermite e Péléat). I due ettari di vigneto di Les Bessards, in particolare, sono considerati da molti il cuore e l’anima dei vini Hermitage di Jean-Louis Chave.

L’età media delle viti è di 50 anni fino a raggiungere gli 80 anni. Le uve provenienti da ogni singolo climat vengono vinificate separatamente. Le uve sono parzialmente diraspate e, per i vini rossi e a seconda dell’annata, la fermentazione malolattica avviene in vasche di cemento, acciaio inox e vecchie botti di rovere francese. L’affinamento avviene per 18 mesi in barrique borgognotte, solo in parte nuove. Il vino viene poi assemblato e dopo due mesi si procede all’imbottigliamento. Tutti i vini di Jean-Louis Chave vengono imbottigliati non filtrati.

Jean-Louis Chave

Il Domaine commercializza solo tre vini: Hermitage, Hermitage Blanc e Saint-Joseph. Occasionalmente, il Domaine rilascia un Hermitage speciale chiamato Hermitage Cuvée Cathelin (in onore dell’artista Bernard Cathelin, venuto a mancare nel 2004 e amico di famiglia). Quando le condizioni climatiche sono favorevoli, si produce anche un Hermitage Vin de Paille in cui le uve bianche vengono fatte appassire per tre mesi prima della fermentazione in botte. Hermitage Rouge viene prodotto in circa 2.000-2.500 casse per annata. L’Hermitage Blanc circa 1.250 casse all’anno. Cuvée Cathelin circa 200 casse. Più recentemente, il Domaine ha lanciato una cuvée di Saint-Joseph a vigneto singolo chiamata Clos Florentin, imbottigliata per la prima volta nel 2015.

Jean-Louis Chave gestisce anche una società di négociant chiamata JL Chave Sélection, che commercializza una varietà di vini del Rodano settentrionale, tra cui un rosso (Offerus) e un bianco (Céleste) di Saint Joseph, un rosso (Silène) e un bianco (Sybile) di Crozes-Hermitage, e un rosso (Farconnet) e un bianco (Blanche) di Hermitage. Esiste anche un rosso della Côtes du Rhône chiamato Mon Coeur.

Hermitage vini

Durante Prowein 2022 Jean-Louis Chave ha ricevuto il premio “Best Winemaker 2022”. Il premio, istituito dai Master of Wine nel 2011, ha avuto una sosta di due anni causata dal Covid. Celebra chi ottiene risultati eccezionali in ambito enologico. Il vincitore viene scelto da una giuria di wine makers che comprende i Master of Wine produttori e i vincitori delle passate edizioni. Iscrive il suo nome in una lista di vincitori prestigiosa che comprende Peter Sisseck (2011), Peter Gago (2012), Paul Draper (2013), Anne-Claude Leflaive (2014), Egon Müller (2015), Alvaro Palacios (2016), Eben Sadie (2017), Jean-Claude Berrouet (2018) e Angelo Gaja (2019).

 

Iacopo

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