G.B. Burlotto
Corsi e ricorsi storici
Il Piemonte ha rappresentato il centro del potere italiano per lunghissimi anni. Dopo la parentesi Napolenica tra il 1796 i il 1815, la Casa Reale dei Savoia ha governato, da Torino, il Regno e poi l’Italia unificata fino al 1946.
Dieci anni prima dell’unificazione, un giovane imprenditore di Langa, a Verduno, Giovan Battista Burlotto, orientò coraggiosamente l’attività agricola della sua famiglia verso la viticoltura. Giovan Battista puntò tutto sulle uve autoctone di Langa, ampliando progressivamente la propria proprietà. Il Giovane Giovan Battista è stato il pioniere della vendita del Barolo in bottiglie etichettate con nome aziendale, rivoluzionando lo status quo del vino in botte e in damigiana, pratica comune fino al XX secolo, precedendo persino l’iconico Barolo Monfortino di Giacomo Conterno.
Questa sua dedizione e lungimiranza, attrasse l’interesse della stessa Casa Reale, che riconobbe gli sforzi innovativi, scegliendo proprio Giovan Battista Burlotto come fornitore ufficiale della Casa Reale, e lo insignirono del titolo di Commendatore. Nel 1899 inoltre fu scelto come unico fornitore di vino per la spedizione artica del Duca degli Abruzzi al Polo Nord. Nel 1910, le proprietà dell’azienda Burlotto si ampliarono con l’acquisto di appezzamenti di vigneti già all’ora ritenuti l’apice qualitativo, tra cui Cannubi. I vini di G.B. Burlotto rivaleggiano a inizio novecento con i grandi nomi francesi ed il suo instancabile lavoro contribuì a focalizzare l’attenzione sul villaggio di Verduno.
Purtroppo nel 1927 Giovan Battista morì, e la proprietà passò prima al figlio Francesco e in seguito – dopo la morte prematura di Francesco – al nipote Ignazio. Il momento storico era uno dei più difficili di tutta la storia italiana, europea e mondiale. Tra il 1861 e il 1958, l’economia ristagnava, le guerre si abbatterono travolgendo tutto. Nel 1968 Ignazio Burlotto morì, passando la proprietà alla figlia Marina allora solo diciassettenne. Nel 1973 Marina sposò Giuseppe Alessandria, che assunse la responsabilità della cantina. Nel 1988, il figlio di Marina, Fabio, iniziò a studiare Viticoltura ed Enologia presso un istituto tecnico locale e tra il 1994 proseguì gli studi all’università ed entrò ufficialmente a far parte dell’azienda di famiglia, assumendone poi la direzion. Oggi Fabio Alessandria è il deus et machina e volto dell’azienda G.B. Burlotto, la persona che più di tutti,insieme al fondatore Giovan Battista, ha (ri)portato l’azienda nell’alveo dei grandi nomi mondiali del vino. I vini di G.B. Burlotto sono oramai leggendari e tra le bottiglie più ricercate al mondo.
Barolo Monvigliero
Come ai tempi di G.B., il più grande vino dell’azienda Burlotto è il magico Barolo del vigneto Monvigliero di Verduno. La grandezza del Monvigliero risiede nella sua caratteristica aromatica. Il suo profumo è intenso e immediatamente riconoscibile tra olive nere provenzali, cedro e tartufo. Ipnotico e complesso e vera essenza del suo terroir.
Il villaggio di Verduno si trova a cavallo del prolungamento verso nord del crinale di La Morra. L’altitudine varia notevolmente, con un picco di 385-400 m s.l.m. a Verduno e una discesa a 205 m s.l.m. a San Lorenzo di Verduno. Allo stesso modo, il tipo di suolo si trasforma tra almeno quattro formazioni significative man mano che si attraversa il comune. L’influenza geografica più importante è forse quella del Tanaro: la vicinanza del fiume al confine settentrionale di Verduno influenza il microclima del comune, favorendo un’ampia variazione delle temperature diurne e serali. La fresca brezza serale del fiume prolunga il periodo di crescita, offrendo il necessario sollievo nelle calde notti estive.
Fabio si approccia al Monvigliero in modo “classico”. Pigiatura delicata, macerazione di 60 giorni sulle bucce e, naturalmente, un lungo affinamento in grandi botti di legno. La delicatezza della pigiatura evita la rottura dei semi escludendo un’eccessiva estrazione di tannino verde. Questo spiega anche come i frutti di Monvigliero possano sopportare sessanta giorni di contatto con le bucce, una pratica un tempo fiorente nelle più grandi cantine delle Langhe, ma scomparsa negli anni Ottanta. La combinazione di calpestio, lunga macerazione e tradizionale affinamento in botte produce un vino di grande struttura, ma con una bocca eterea e delicata.
Se il Monvigliero è probabilmente il gioiello della corona di Burlotto, tutti i vini di Fabio mostrano una purezza sorprendente, essendo nati dalla stessa filosofia di vinificazione. L’azienda produce quattro Barolo: Monvigliero, Cannubi, Acclivi, Castelletto, ed un Barolo blend dalle vigne Breri, Neirane, Rocche Olmo e Boscatto. Tra le pietre prezione della corona G.B. Burlotto anche Il Dolcetto d’Alba, la Barbera d’Alba, La Freisa, il Pelaverga ed il Sauvignon Blanc.
Il filo conduttore di tutti questi vini è la consistenza surreale e gli aromi incontaminati.
Iacopo
Comments are closed.