#19 novembre 2020
Sono sempre stato attratto dalle etichette di un vino, e ancora adesso, anche se più raramente, con le copertine dei libri. Ho sempre pensato che quell’immagine stampata in copertina, fosse come un biglietto di sola andata per un viaggio verso un mondo sconosciuto, immaginato solo dallo scrittore o, in questo, caso dal vignaiolo.
La serata era quella giusta, uno splendido burger di tonno scottato e quella bottiglia di Maçon Villages 2017 che stuzzicava la mia curiosità gustativa.
Naso intrigante spinto molto sul verticale da una forte nota “minerale salmastra” molto pungente, che sfumava su un piacevole agrumato. Ma non è al naso che mi ha colpito. In bocca raggiunge una bellissima morbidezza che avvolge la bocca, a tratti quasi burrosa, frutta secca tostata e quella bella complessità seppur leggera di barrique, che gioca fra morbido e salato. Piacevole finale, lungo, molto composto e pulito.
Herny Miller scrisse che: “la propria destinazione non è mai un luogo, ma un modo di vedere le cose.”